Rassegna stampa


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“Noi in trincea, voi dietro le scrivanie”

Medici e Unita' di Crisi ai ferri corti. Dura replica dell'Anaao al presidente del Comitato tecnico-scientifico Testi: "Poteva evitare di parlare di orgoglio, facendo la figura dell’uomo d’onore qual e' il Bruto dopo che ha appena accoltellato Giulio Cesare"

 

 “Noi non diamo la colpa a quelli che erano sul campo. Diamo la colpa a voi che dovevate dirigere da dietro una scrivania”. È durissima la reazione dei medici piemontesi alle parole pronunciate ieri dai responsabili dell’Unità di Crisi che, nel tentare di difendere il proprio operato dalle critiche di operatori sanitari e amministratori locali, hanno affermato di essersi sentiti “colpiti alle spalle dalle persone che avrebbero dovuto essere con noi a combattere”, a detta di Roberto Testi, il medico legale messo a presiedere il Comitato Tecnico-scientifico. Un’accusa nient’affatto velata di alto tradimento, respinta con sdegno da Chiara Rivetti e Gabriele Gallone, rispettivamente segretaria regionale e dirigente nazionale dell’Anaao-Assomed, il principale sindacato dei camici bianchi.

“Noi eravamo sul campo – scrivono in una nota –. Noi siamo entrati in stanze con 3 o 4 pazienti Covid positivi con le maschere chirurgiche, mentre all’Unità di Crisi si utilizzavano gli autorespiratori. Noi abbiamo aspettato a casa, sintomatici, il tampone per oltre 2 settimane. Come termine di paragone vorremmo sapere chi ha ordinato i tamponi ai giocatori della Juventus, chi li ha eseguiti ed in quanto tempo sono stati effettuati. Noi dormiamo in casa separati dai nostri figli o stiamo in famiglia con la mascherina. Noi abbiamo portato il contagio tra i nostri parenti. Basta sentirvi dire che lavorate sette giorni su sette. Per 13 ore al giorno. Noi abbiamo avuto per legge la deroga all’orario massimo di lavoro. Noi siamo gli esclusi dalla quarantena in caso di sospetto contagio. Noi abbiamo dormito in ospedale su brande e materassi di fortuna perché avevamo paura di tornare a casa e contagiare i nostri cari”.

Quei tanto celebrati “eroi” mandati però allo sbaraglio in trincea perché “in battaglia ci vanno da sempre solo i soldati, non i generali”. E tanto per proseguire nella metafora bellica “noi siamo stati colpiti alle spalle, ancora una volta”. Infatti, chi aveva il compito di fornire “i camici idrorepellenti e i Dpi agli operatori sanitari e i caschi Cpap ai pazienti”?. Chi doveva “sorvegliare le Rsa invece che trasformarle in obitori”? “Si poteva fare molto di più”, attesta l’Anaao, anche di fronte a responsabilità che coinvolgono giunte regionali del passato: “A chi sta governando ora ricordiamo che essi avevano minacciato un nuovo piano di rientro, sottolineando ripetutamente l’importanza della sanità privata. Senza aver riaperto o potenziato nulla della Sanità Pubblica”.

Un quadro di fronte al quale evocare “orgoglio” e “onore” – traditi o ritrovati – ha davvero poco senso, se non si vuole rischiare di fare “la figura dell’uomo d’onore qual è il Bruto descritto da Shakespeare, dopo che ha appena accoltellato Giulio Cesare”.

 

lospiffero.com

Pubblicato il 12/04/2020, nella categoria: Rassegna stampa